13.7.07

capitolo primo

C’è gente che è convita che ogni cosa abbia una sua origine in un evento accaduto precedentemente, magari insignificante, e che ha prodotto una caduta di causalità fino a quando non si arriva all’evento odierno per quanto esso sia catastrofico e devastante.

È vero.

Questo ve lo può confermare senza ombra di dubbio ogni persona, cosa o non-persona coinvolta nella situazione di cui stiamo rivivendo gli accadimenti.

Nel nostro caso l’evento iniziale, che dette il via a tutto quello che successe dopo, fu un ritardo.

Yeurdar Kedalizef Seduprin III, della Cerchia Interna della Prima Schiera di Demoni del Quarto Inferno Inferiore, era piuttosto orgoglioso del suo lavoro ed era convinto di saperlo fare alquanto bene. Peccato che avesse un grosso difetto, almeno a detta del suo capo: era un ritardatario cronico. In tanti secoli di fedele lavoro aveva accumulato ritardi bastanti per una seconda vita demoniaca, ma non ci poteva proprio fare nulla.

Eppure nel suo lavoro era veramente forte: lui aveva la padronanza dell’”Ordine”.

Esistono per la precisione diversi tipi di Ordine, ma due sono quelli più importanti: il primo è l’Ordine delle Alte Sfere, quello ineffabile, quello delle sfere e dei pianeti, quello che mantiene in piedi la Realtà per intenderci; l’altro è quello tipicamente demoniaco, cioè l’Ordine della BUROCRAZIA.

In questo tipo di ordine, tutto deve seguire un iter ed avere una scala gerarchica, tutti devono avere qualcuno sopra e qualcuno sotto, per ricevere e dare soprusi nella giusta misura, e tutto deve assolutamente essere regolato dal denaro, perché per sottostare al giogo dell’Ordine nulla è di stimolo più di qualcosa di irresistibile come il denaro, la cosa più inutile di tutte le realtà, il miglior lavoro della schiera infernale.

Ebbene lui in persona, Yeurdar Kedalizef Seduprin III della Cerchia Interna, ecc ecc, aveva applicato la stessa regola che aveva soggiogato le schiere umane ai gironi del Quarto Inferno e la cosa aveva funzionato tanto bene che lo avevano convocato solo perché esponesse il suo progetto ai Signori del Quinto e del Sesto, mentre quelli del Secondo erano ancora restii ad accogliere innovazioni del genere. Il suo segreto era stato l’applicare una semplice costrizione ai suoi “stipendiati”: affidava ai Demoni dei compiti, con incarichi gerarchici ben precisi, e quindi con qualcuno che obbligasse gli altri a lavorare, e qualcuno che controllasse il controllore, e così via; di solito nella catena c'era sempre chi si dimenticava di svolgere il suo compito, uscendo dal ruolo, e magari andando a frustare qualche dannato in orario di servizio. Lui quindi aveva inserito in ogni pagina del libro paga un incantesimo di costrizione per ognuno dei Demoni. Quando uno dei demoni risultava non al suo posto, bastava lanciare specifico l’incantesimo nella giusta maniera e con il giusto cerimoniale per legare il soggetto al suo compito fino all’esaurimento del debito accumulato. Una cosa semplice e sicura, perché i Demoni Inferiori non erano abbastanza potenti da rifiutare gli incantesimi di legame, e quindi erano obbligati a sottostare alle rigide regole dell'ordine imposto. Yeurdar Kedalizef Seduprin III adorava l'inferno da quando era diventato questo regno di ordine ed ubbidienza. Doveva ammettere che alcune idee le aveva prese dagli umani del Primo Piano di Esistenza. Ma che dire: qualche suggerimento preso a caso non era copiare, no?

Comunque Yeurdar Kedalizef Seduprin III ora stava correndo lungo un corridoio di trasferimento da dove partivano Demoni per le varie destinazioni di evocazione, diretto verso una grotta posta sul Primo Piano Materiale: era l’unico livello di esistenza in cui non c’erano problemi di incontro tra i Signori dei vari livelli infernali. Tutto andò bene, nessun evento particolare, nulla di cosmico che giustificasse ciò che sarebbe successo poi. Mentre correva nella caverna si distrasse e banalmente inciampò, e cadde, rovesciando l’enorme cartella che trasportava, spargendo libri e appunti in giro per la caverna.

Banale e letale...

1 commento:

Elwe ha detto...

Cara Kikka...ti faccio i miei complimenti, questo racconto è davvero bello. :) e fin troppo realistico